La decisione del governo Meloni di obbligare i benzinai ad esporre le tariffe medie del gasolio è stata completamente inutile.
Dopo qualche settimana dall’introduzione dei cartelloni, esposti dai benzinai dal primo agosto, che segnano il costo medio del carburante si può affermare con estrema facilità che la misura imposta dal governo Meloni non è servita a nulla: la benzina sfiora i due euro al litro, il gasolio sta sull’1,8.
“Una stangata sulle vacanze – così ha definito la situazione Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori -. L’ennesima speculazione sull’esodo degli italiani, in viaggio per raggiungere il luogo di villeggiatura“. Esporre i prezzi medi, regionali o nazionali, non ha contribuito ad abbassarli – anzi – ed il decreto legge firmato lo scorso gennaio non ha ottenuto gli effetti sperati.
I dubbi sui cartelloni
Già da inizio anno, infatti, numerose personalità di spicco si erano schierate contro il provvedimento. Roberto Rustichelli, presidente dell’Agcm, lo aveva definito “inutile” motivando così la sua posizione: “Appaiono incerti i benefici per i consumatori, a fronte invece di un possibile rischio di riduzione degli stimoli competitivi“.
“La media aritmetica del prezzo regionale – aveva aggiunto Rustichelli – risulta molto poco rappresentativa dell’effettivo contesto competitivo in cui un impianto di distribuzione di carburanti opera, poiché un impianto di distribuzione di carburanti risulta effettivamente in concorrenza soltanto con gli impianti situati a pochi chilometri di distanza“.
“Potrebbe facilmente verificarsi – concludeva il presidente Agcm – che, per motivi collegati ai costi e alla logistica, alla densità di distributori, nonché al livello della domanda, il prezzo in una determinata sotto-zona sia diverso da quello medio regionale, che quindi costituirebbe un indicatore non rappresentativo della situazione locale e, come tale, poco utile al consumatore“.